Enrico Pietrangeli
su “Teatro svedese contemporaneo”, a cura di Claudio Petrangeli

Petrangeli,
scandinavista e curatore del testo, ci conduce in un mondo ancora pressoché
sconosciuto in Italia. Lo fa attraverso la traduzione di quattro pièces
teatrali ed in un’articolata introduzione, argomentata con un
taglio leggiadro ed ironico, tendente a smontare i troppi luoghi comuni
e da qui riportarci “a una realtà ben più complessa
e stratificata” del teatro svedese. In VD, nel gioco di una confessione,
cornice dell’intera rappresentazione, una coppia viene fatta vacillare
da un avvenente e provocatorio vicedirettore. La perversione subentra
e stravolge equilibri, demolisce ed infine diviene motivo per ricostruire
e trovare persino comprensione. Il tutto sullo sfondo di una follia,
quella lucida di Sven, il manager che si scontrerà con quella
più offuscata e violenta di Tage, fratello del protagonista,
lasciando l’alone di una presunta morte tutt’altro che imbarazzante
nella ritrovata quiete famigliare. Larsson riesce a cogliere il punto
dove la degenerazione riconduce ogni personaggio alla sua primordiale
poesia. Più che immorale, in questi casi, diviene sublime il
risvolto della trama che si snoda in un’inaspettata visita con
le gratuite avance susseguite. Il libro, che si propone come saggio
significativo della scena contemporanea, si sviluppa anche attraverso
dinamiche più strettamente psicologiche toccando tematiche famigliari
(rapporto madre-figlia) con A Julia dell’affermata Margareta Garpe
e lambisce celebrando il politico ne Il sorriso di Olof Palm, un ritratto
della società socialdemocratica nel comune impegno condiviso
di Malin Langelof. In Marie Ondine, l’ultima delle quattro rappresentazioni,
il giovane Svanerud coglie le cupe note della scena jazz più
maledetta. Scenario che si apre con Gillespie e, sullo sfondo dei due
protagonisti (lui musicista e lei ex cantante prostituta tossicodipendente)
Chet Baker, riferimento onnipresente. L’ideale dell’amore
in un mondo ostile, incapace di accogliere le fragilità dei “perduti”.
“Senza sentimenti non si può mai ferire, mai far star male,
mai essere delusi”. La simbolica ricerca di un shampoo per i capelli
di Marie e “whisky gratis, se glielo succhio”, ma non prima
di aver ricevuto inutili conferme d’amore. Pioggia e nebbia: poesia
velata di malinconica ineluttabilità. Il sogno rivelatore di
un mostro nel sangue, ma “non si può impedire che un giorno
prenda a sgorgare in un’onda di tenerezza”. E Baker, molto
più vecchio di quanto non fosse, che infine si materializza nei
ricordi di Marie ancora adolescente: è lui il primo grande amore,
la prima siringa iniettata nelle vene poco prima della promessa fatta
in chiusura da Jack: “Ti procurerò qualcosa per i capelli”.
Resta da ribadire che la Svezia, come spiegato da Petrangeli, nonostante
la crisi economica ed i conseguenti tagli sociali operati nella sua
storia più recente, è tuttora un paese in prima linea
nella produzione del settore. Il libro sembrerebbe un ridotto ma ben
ponderato strumento per iniziare a conoscerlo più da vicino.
A cura di Claudio Petrangeli, Teatro svedese contemporaneo, Gremese
– 2005 – 18 Euro