Irene Leo
Intervista “fotografica” a Matteo Carbone
Siamo
con Matteo Carbone, conosciuto sul filo di una passione comune. Fotografo
professionista dall'occhio attento e sincero. Reduce dalla
sua ultima mostra tenuta presso Palazzo Genovesi, a Salerno
dal 10 al 17 febbraio 2007. Rassegna fotografica dal titolo "Attraverso
le mani" questa sua, che ha avuto un notevole riscontro non solo
di pubblico. Le Mani che lavorano, vivono, parlano, hanno
occhi, hanno voce. In fondo è con le mani che noi tastiamo
il mondo attorno, affondando nella percezione soggettiva. E’ il
punto di contatto con la realtà, è il nostro indagare,
manifestare stati d’animo. Quante cose dicono le mani. E lo fanno
nel silenzio netto, e spesso violento di un’emozione. Anche il
fotografo attraverso le mani, unitamente all'occhio, si porge al mondo,
rendendo matericamente palpabile ciò che vede. Creando nell’illusione
bidimensionale dell’arte visuale, una tridimensionalità,
dove la terza dimensione, è la passione. Fortemente narrative
le composizioni del nostro artista, dal taglio molto spesso ravvicinato,
tale da mettere l’accento sul soggetto ritratto, sulla sua storia.
Sono scatti evocativi, che affondano radici in un qualcosa di
personale, (azzardo) in un vissuto autobiografico. Il reale diventa
onirico a tratti, eppure altamente intenso, mitizzato quasi, in un fermo
immagine di personaggi che sembrano affiorare da parole
hemingwayne. Il lavoro dell’uomo affidato alle mani, segnate dallo
scorrere incondizionato del tempo, dalle tracce di una vita che non
si ferma. Mani come occasione per raccontarla, l’esistenza. Perché
le mani sono il mezzo, non il fine, sono trait d’union tra il
possibile e l’attuabile. Una sensibilità sottile che analizza
senza scardinare i suoi soggetti, quella di Matteo che si pone
come osservatore silente, cogliendo la verità di un attimo.Se
volessimo creare un parallelo in campo letterario, il sapore che rimane
è quello di un versimo del sud, senza fronzoli, senza inutilità
d’apparenza. Solo l’essenza ed una luce che crea equilibrio
in un b/n curato, mai eccessivo, morbido ed avvolgente. Sapienza, ricerca
formale, e calore. Attraverso le mani, per giungere al cuore.
Irene Leo -Bentrovato Matteo, cominciamo: Scattare una foto.
Cosa avviene nel tuo essere?
Matteo Carbone- Emozione. Resto affascinato da un momento e cerco di
renderlo visivo “per sempre”, come se volessi bloccare i
sentimenti di quell’attimo. Mi definisco avaro di scatti; nel
leggere una situazione decido nella mia mente quella che sarà
l’immagine e la scatto, una volta al massimo una seconda.
I.L-Come ci si sente, quando ci si trova di fronte ad un’idea
che diventa immagine?
M.C. -Questa Rassegna “Attraverso le mani” nasce in base
ad un’esigenza di comunicazione. Giovanissimo aspirante fotografo
giravo tra i borghi di provincia ritraendo tutto ciò che all’occhio
di un ragazzo di città risultasse diverso. Questa diversità
molto rapidamente è divenuta motivo di ricerca, testimonianza
e racconto di un’esistenza di vita vissuta.
I.L.-In te, come avviene la nascita creativa di un’idea.
E’ un fulmineo illuminarsi, o un processo lungo, mondato e curato?
M.C.-In entrambi i casi, dipende dalle circostanze. A volte un progetto
prende forma ragionando su elementi cardini; altre volte in base ad
un’esigenza istintiva, di trovarsi davanti una storia da voler
fortemente raccontare.
I.L-Perché il bianco e nero, cosa offre in più o in meno
del colore?
M.C.-Giovanissimo ho educato i miei occhi a sviluppare una visione
della realtà con toni monocromatici; oggi non ne posso fare a
meno. Quando mi appresto a scattare una fotografia, analogica o digitale
che sia, nella mia mente appare già l’immagine in bianco
e nero con i colori che diventano varianti di grigio e lo stesso accade
con le zone di luce ed ombra. Il colore per lo più lo utilizzo
dietro commissione.
I.L.-La luce, svela o vela?
M.C. -Svela… la fotografia è luce!
I.L.-Hai un’artista nel mondo della fotografia, che ha ispirato
i tuoi primi passi?
M.C.-Ho appreso tanto osservando le pubblicazioni, libri riviste, dei
grandi maestri della fotografia più o meno bravi e più
o meno conosciuti e anche dalla storia dell’arte, ma l’ispirazione
è qualcosa che va oltre, che nasce dall’interno di noi
stessi e che ci spinge in una direzione obbligata, ricercata.
I.L.-Attraverso le mani. Dettagli per il tutto. Cos’è
un dettaglio. Cos’è il tutto.
M.C.-Il dettaglio è racconto, attenzione al particolare, è
l’esaltazione del concetto; il tutto diventa l’insieme degli
elementi che costituiscono un lavoro: sentimento, passione, racconto
unitamente a tecnica, esperienza e praticità.
I.L.-Esiste una tipologia di soggetto che secondo te, arriva di più,
rispetto ad un altro?
M.C.-No. Ognuno è ciò che dimostra di essere e realizza
quel che ha nel cuore.
I.L.-Credi che se fossi vissuto in un altro luogo, in un altro contesto,
i tuoi risultati artistici e di ricerca formale sarebbero stati
gli stessi?
M.C.-Non saprei, di sicuro le origine ti condizionano: la famiglia,
il territorio in cui cresci, la gente che ti circonda. Importante è
il confronto, il sapersi relazionare e ciò che conta di più
è la sensibilità che è frutto della personalità
e dell’esperienza di vita vissuta.
I.L.-Qual è il rapporto che hai con il fruitore delle tue
immagini. Che reazione vorresti suscitare.
M.C.-Provo rispetto. Durante le esposizioni mi capita di frequente che
alcuni visitatori si avvicinino a me esclamando “Non ne capisco
nulla di fotografia ma trovo che queste immagini siano emozionanti”…
non bisogna essere cultori della fotografia per poterla apprezzare,
e quando questo accade ne resto lusingato.
I.L.- Le parole che vorresti sentire, quando vedi avvicinarsi
ad una tua opera d’arte un paio d’occhi indaganti.
M.C.-Tutte le frasi di forma interrogativa. Una persona che chiede
vuole indagare, vuole sapere e gia questo è interesse è
confronto. Ovviamente i complimenti fanno sempre piacere.
I.L.-Un consiglio per chi vorrebbe approcciarsi al mondo della fotografia,
anche in prima persona.
M.C. E’ una forma d’arte molto interessante, immediata
ed estremamente comunicativa. Un consiglio..?.. scattare, scattare,
scattare.
I.L.-Qual’è il senso di tutto. Dove vorresti giungere
con la tua arte?
M.C.-Non oso definirmi un’artista. Secondo il mio modesto parere
l’artista è colui che abbia realizzato qualcosa di importante,
che abbia un bagaglio di esperienze scaturito da decenni di lavori e
confronti e critiche. Sono ancora troppo giovane, nella mia espressione
cerco solo i esternare i sentimenti belli o brutti, di agio o disagio,
visti attraverso l’obbiettivo della mia macchina fotografica.
I.L.-La tua ultima mostra è stata un successo. Quali sono gli
ingredienti essenziali?
M.C.-Un buon lavoro è alla base di tutto; si aggiunga un accurato
allestimento, semplice ed essenziale ma non banale, dove l’unico
elemento protagonista è la “fotografia”.
I.L.-La tua arte fotografica è “parlante”:
quale aggettivo la autodefinirebbe.
M.C. Sentimento, semplicità… amore per la vita.
Ti ringrazio per il tempo concessomi. Cos’è il tempo che
scorre? Ha una funzione essenziale per te ?
M.C. Mi fai una domanda a trabocchetto. Il tempo che passa è
il progetto fotografico che da pochi mesi ho ultimato e che presto porterò
in esposizione; racconto spaccati di vita apparentemente quotidiani
dove il fulcro centrale si sviluppa intorno ad una società dinamica
(quella attuale) che corre oltre ogni modo verso la ricerca (annullamento)
di valori collettivi.
Ma di questo ne parleremo un’altra volta. Ti ringrazio....
Nota biografica su Matteo Carbone: Nasce nel 1975 a Cava de’
Tirreni (SA), vive a Salerno.Ha frequentato l’Istituto d’Arte
“F. Menna” conseguendo il diploma in grafica pubblicitaria
e fotografia.Giovanissimo alunno dell’Istitito d’Arte partecipa
alla sua prima mostra collettiva a soli 15 anni alla galleria Otre Art
a Salerno.Ha una forte passione per la fotografia, soprattutto per quella
in bianco e nero.Ha ricercato diverse collaborazioni, ma un’esperienza
in particolare, con un noto fotografo di architettura nel capoluogo
lombardo (per il quale ha eseguito lavori sia di ripresa sia di camera
oscura, sia sul territorio italiano sia su quello svizzero), ha apportato
alle sue conoscenze e alla sua passione una notevole impronta anche
professionale.Alcune riviste, sia specialistiche sia culturali, hanno
pubblicato sue fotografie.Da poco tempo ha concluso un progetto, che
porterà in esposizione a breve, dove ritrae spaccati di vita
in movimento.Tra i diversi progetti ai quali sta lavorando, un’attenzione
particolare egli dedica ad una rassegna di immagini sull’acqua.
GALLERIA
FOTOGRAFICA DI MATTEO CARBONE ON THE WEB