 Cristina
Raso
Amantedestino
Dico io, ma è possibile mai, che Carlo non
si faccia rintracciare? Capisco che sono la sua amante, non devo pretendere
nulla, e devo esser presente solo al suo schiocco di dita, però
non posso continuare a vedere in tv i gialli della Fletcher o Colombo
per carpire i trucchi del sapersi nascondere.
La pantera rosa mi fa un baffo, scaltra come una faina, scivolo dalla
porta di casa alle 17:35 quando, guardacaso, sua moglie sta per rientrare
dal lavoro.
Sembro una persona dal cuore di pietra, ma in realtà Dio solo lo
sa quante volte ho pregato Carlo di divorziare. Quattro anni orsono dal
primo incontro con il rappresentante più bello della regione Toscana.
E’ inutile ma l’uomo un pò “bastardo” piace.
La categoria dei rappresentanti, si dice tra donne, sia ai primi posti
della Top Ten dei “belli e impossibili”.
Era sposato, ne ero al corrente; la fede al dito l’avevo adocchiata
subito, poi tutta la mia attenzione si spostò sull’occhio
verde smeraldo, l’abbronzatura da lucido da scarpe, e la camicia
bianca col pettorale in vista.
Ero a chiacchierare con le mie dolci compagne di avventure nella Versilia
dalle pazze serate, ad un tratto vidi Carlo con amici ad un tavolino in
un noto locale Viareggino, fu il primo uomo che guardai e anche l’ultimo.Non
gli scrollavo gli occhi di dosso.
Cinzia?? Ci sei?? Le mie amiche mi mettevano le mani davanti alla faccia,
mi proponevano pizzicotti e calci alle caviglie; nemmeno quelli mi distoglievano
dal guardarlo. Possibilmente avrei avuto il bisogno di un bavagliolo,
la bavetta alla bocca era altamente visibile; non era per niente un bello
spettacolo.
Tra me pensavo, vado all’attacco? Quasi quasi potrebbe uscire fuori
la tigre che è in me! Uno così non lo rivedo più!
Dopo due ore di lividi, causa pizzicotti e varie botte, mi alzo con la
mia grande autostima e cavalcando col tacco a spillo dodici centimetri
mi avvicino al suo tavolo e mi siedo a fianco a lui.
Carlo mi guarda, mi sorride e inizia a parlare con l’accento fiorentino.Avevo
le lacrime agli occhi da quanto ridevo, le battute mixate con il suo accento
erano la mia morte.Più gli facevo presente che mi piaceva il suo
accento più esagerava e si divincolava come un comico, a pelle
era un ragazzo che m’intrigava e chimicamente era scattato qualcosa;
atomi, ioni e molecole stavano schecherando ben bene.
Non ci speravo nemmeno che fosse interessato a me, invece prima di dileguarsi
nella notte, mi diede un bigliettino da visita, <chiamami quando vuoi
se ti va> disse, con l’occhiolino di accompagnamento.
SE MI VA??? Come se mi va??Ma se avrei voluto scappare a Onolulu con lui,
certo che lo chiamo!Incredibile, mi sentivo la vincitrice della serata;
quante botte ancora mi diedero le mie “super amiche”.
Si esce dal locale, destinazione Discomusic Midhò.Si parcheggia,
e dopo trentacinque minuti di coda fuori al freddo e al gelo, ci fanno
entrare.
La fila al guardaroba era indecente, tirando fuori il portafoglio dalla
borsetta, il biglietto da visita scivola e con l’ondulazione di
una foglia autunnale cade e si posa su una chiazza di cocktail che aveva
appena rovesciato un tipo vicino a me. Di scatto cerco di recuperarlo,
oramai non si vedeva più nulla tranne il nome Carlo.
Il sipario del teatro si chiude, attori, scenografia, tutto sparisce.Sembravo
alienata, sguardo fisso, la lacrimuccia rinsecchita al limite dell’occhio
e un irritazione che l’ortica poteva ricoprirmi e sarei stata immune
ai suoi poteri.
Quella serata fu memorabile, il divanetto della discoteca aveva preso
la mia forma corporea e un pisolino me lo sono pure fatta.
Al lavoro, una settimana dopo mi diedero un incarico al quanto strambo.
Dovevo accompagnare il direttore generale da Pisa a Firenze, seduta a
fianco a lui nei sedili dietro della macchina con l’autista compreso
nel prezzo. L’azienda doveva presentarsi, nel modo migliore alla
international conference di sicurezza delle reti, nell’hotel più
chic di Firenze. Il boss inizia a salutare tutti e io accompagno sempre
con il mio sorrisino da ebete e porgo la mano destra per le presentazioni
ufficiali.
Prendiamo postazione, gli interventi che si susseguono sono interessanti
e la conferenza è piena di novità tecnologiche.Il capo prende
appunti sul palmare, io sul mio blocco di fogli bianchi, anonimi e senza
intestazione.
Vibra il cellulare, è l’ufficio.Per fortuna mi sono seduta
a lato della sala conferenza e riesco ad alzarmi per non dar noia alle
persone vicino a me.La telefonata è stata breve ma intensa, una
decina di domande a raffica da parte della segretaria riguardo lettere
e mail da spedire.Torno al mio posto e sulla sedia vedo un bigliettino,
lo prendo. Leggo: <Carlo Martinetti rappresentante di prodotti di cancelleria
per ufficio... >mi blocco, dò un colpo di tosse e mi schiarisco
la voce.La memoria visiva non mi ha mai tradito! Il biglietto da visita
era proprio quello di Carlo! Il destino mi ha ridato in mano lo stesso
biglietto di una settimana fa!Il capo mi dice, <qualcosa non va? Il
biglietto era per terra, credevo fosse il tuo era proprio sotto dove sei
seduta> Sisisisi, è mio, grazie mille di averlo trovato.
Sconvolta? Non poco. Qualcuno mi ha dato la possibilità di risentire
quell’uomo, un uomo di nome Carlo Martinetti, che fa il rappresentante
ed è di Firenze, un uomo come tanti forse, che non avrei più
rivisto.Che probabilmente avrei dimenticato da li a poco. O forse No.
Sposato, magari con dei figli. Non posso fare la rovina famiglia.
Fino a sera il pensiero fu quello.
Per l’ora di cena arrivo a casa, la conferenza era durata fino alle
18:30.Lo stomaco è in sciopero non ha per niente fame, mi incomodo
nei vestiti casalinghi e mi butto sul divano davanti alla tv. I soliti
programmi “Amore vero”,”Tradiscimi che ti spacco la
faccia”, “Il triangolo non lo avevo considerato”. Il
palinsesto televisivo sta peggiorando sempre di più.Decido di mettere
un film e sgranocchiare pop-corn, questa si che è vita!
Mi sveglia il telefono di casa e mi ritrovo all’indomani sdraiata
a quattro di spade per terra accanto al divano con un letto di pop-corn
spiattellati sotto di me. <Scusi direttore, mi scusi tremendamente,
ho avuto disturbi intestinali questa notte, non mi sono resa conto dell’orario>.
Caspiterina erano le 9 e io ero in quello stato pietoso. Doccia veloce,
una tazza di latte, mi vesto e come wonder-woman, pedalo al lavoro con
la mia wonder-bici.
Mille pratiche da sbrigare e articoli da scrivere. Alla pausa pranzo ero
già cotta e stracotta.In un momento di pazzia digito sulla tastiera
del telefono dell’ufficio i numerini scritti sul biglietto da visita
di Carlo, prontamente attaccato con una potente colla ai bordi dello schermo
del computer; nessuno avrebbe potuto levarlo, nemmeno il destino.
33934...no butto giu.Rifaccio il numero, respiro profondo e via. 33934..questa
volta ho completato il numero, suona, suona, non risponde...<Pronto
chi è?> Oddio è lui, sisi è lui,è Carlo!
riconosco la voce, ha risposto proprio quando stavo rischiando di riattaccare.
- Ciao Carlo!
- Chi è?
- Sono Cinzia, la ragazza ...
- Ciao Cinzia che piacere sentirti, pensavo non ti facessi più
viva.
- No, è che ho avuto un pò di problemi...
- Capisco, bhe ci potremmo vedere questa sera se ti va, al locale dove
ci siamo conosciuti alle 22:00, ok?
- Perfetto, allora a stasera.
Non mi ha lasciato nemmeno un secondo per respirare,
ne tanto meno per rendermi conto di quello che stava accadendo. Appuntamento
galante con Carlo?? Shsh devo dirlo sottovoce che se lo sentono le colleghe
riprendo botte! E’ quattro anni che sembra il primo appuntamento.
E’ quattro anni che prendo botte dalle mie colleghe. Non m’importa.Prima
o poi Carlo si renderà conto che il nostro amore è dettato
dal destino, ci lega e non ci farà mai separare.
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