![]() |
![]() |
|
Protesi “Perché disse:<<Ho visto Dio faccia
a faccia,
1. Alle ore 12.15 del 2 dicembre 2006 lo scrittore Efisio
Girbi, ordinario in Scienze dell'Economia Culturale presso l'università
di R., nato ad Asti il 13 novembre del 1972, estraeva da una tasca interna
del suo giaccone Belstaff Color Blu Notte un cellulare Motorola RAZR V3
di colore Verde Rana Brillante, e componeva con ansia un numero che conosceva
a memoria perché lo aveva letto la sera precedente, per più
di una volta, su asciugamani, salviette monouso, saponette, tappetini,
flaconi, lenzuola, copriletto e federe del letto singolo nella stanza
dove aveva dormito. Qui di seguito potrete leggere il contenuto della telefonata avvenuta tra Efisio Girbi e Mario, giovane receptionist dell'albergo a cinque ***** dove Efisio aveva trascorso la notte di ieri, giunta a conclusione di una giornata intensa che lo aveva visto leggere un suo intervento al convegno sulle nuove strategie culturali che si potevano produrre nei paesi poveri di quella zona d'Africa non ancora raggiunta dal fenomeno che cade sotto il nome di Cultura Mondiale Globalizzata, il quale si accompagna al fenomeno più vasto denominato anzitempo come Globalizzazione Mondiale. Efisio Girbi, telefonino nella mano destra, pollice che preme i tasti, agitazione nella voce, non nei gesti. Efisio Girbi: “Scusi...parlo con la segreteria
dell'albergo...sono il dottor Efisio Girbi...vi chiamo perché avrei...” Scariche di dopamine multicolori esplodono nel sangue di Efisio, irrorano il corpo-le vertebre-i capillari raggiungono gli arti inferiori e le gote sciogliendosi in particole minuscole fino alle piante dei piedi, pezzettini di carne come trippa nel sugo fluttuano in arie mentiginose, non ti sbagliavi, tutta la persona di Efisio si incolla per un attimo all'asfalto, realtà...eccoti...lo scrittore si tranquillizza d'improvviso. Quella precedente era stata una giornata difficile, pochi i particolari di essa che meritavano di essere messi in evidenza. Il viaggio nell'Eurostar scomodo, il pranzo così così, le porzioni erano state servite in razioni minime che rasentavano le soglie dell'assaggino, il vino era l'unico elemento del pasto che aveva fornito ad Efisio il giusto apporto di glucosio, le bottiglie entravano vuote nel retro della cucina affollatissima e ritornavano piene, con il tappo di sughero che colava una goccia sul parquet scuro, i camerieri del ristorante dove era ospite insieme agli altri convenuti erano pronti a sostituire una bottiglia dopo l'altra, appena si accorgevano che il vino non c'era più. Efisio per un attimo immaginò che nella cucina fosse nascosto un taumaturgo o qualche appartenente ad una delle sottocategorie di maghi o pranoterapeuti, un novello divo capace di trasformare l'acqua in vino, aveva letto qualcosa di simile su un numero di PiùDonna abbandonato sul sedile del treno da una signora sulla cinquantina, durante il viaggio di andata, a quanto pare esisteva un frate laico che aveva fondato una comunità tutta sua; il santo novello dispensava miracoli ogni sabato pomeriggio, di fronte ai suoi neo-catecumeni, magari il frate laico era stato invitato allo stesso convegno per esporre la sua esperienza di guaritore, oppure per descrivere i dolori che provava con l'approssimarsi della Passione nel calendario gregoriano. § Efisio non covava troppe aspettative nei confronti del convegno al quale era stato invitato, c'era qualcosa in lui che non si fidava, forse il semplice fatto di essere stato convocato tra i partecipanti, come sosteveva G. Marx, mi rifiuto di far parte di un'associazione che mi ammetta tra i suoi membri. I paesi sottosviluppati dell'Africa potevano essere aiutati – questa opinione non era sua soltanto, ma condivisa da molti dei suoi colleghi – con l'azzeramento del loro debito, accompagnato ad un piano economico che prevedeva il rilancio del settore turistico nell'intero continente. “Sogni del cazzo, se non supportati da studi di settore”, Efisio Girbi e i suoi colleghi non consideravano che in Africa gli uomini e i bambini vengono ancora utilizzati come schiavi nelle miniere dove vengono estratti i materiali che l'uomo d'occidente (proprio lui, proprio lui) utilizza per costruire le batterie al litio che vengono ricaricate senza sosta e che fanno funzionare i cellulari, gli ipod, le macchine fotografiche digitali, un suo collega – ancora stordito dal Nero D'Avola - aveva perfino utilizzato un'espressione per raccogliere i futuri cittadini dell'unione euroamericana sotto la label di iMan. L'Italia è uno dei paesi al mondo con la più alta concentrazione di apparecchi di telefonia mobile pro-capite. Il cellulare con cui Efisio Girbi aveva telefonato all'albergo gli era costato, usato e garantito, 150€ con scheda Tim da 5€. “L'hanno trovata”, si ripetè tra i denti. Telefonino chiuso a guscio scivola nella tasca, clac. “Sarò lì tra venti minuti, grazie, grazie, grazie”. § Prima di questa telefonata Efisio fu sopraffatto dall'enumerazione
mentale delle azioni che avrebbe dovuto seguire per averne una
in sostituzione, addirittura pensò all'edificio di scuse che avrebbe
dovuto inventarsi per farne costruire una nuova. Troppo, sarebbe stato
impossibile per lui procurarsene una nuova e funzionante entro il fine
settimana – “ma nemmeno entro lunedì mattina se
questo può esserle di conforto” la dottoressa gli avrebbe
risposto così, liquidandolo in una telefonata che lo avrebbe visto
all'altro capo della trasmissione, viola in viso, agitatissimo. § “Ecco l'albergo” pensò. Strinse la maniglia dorata della grande porta di vetro, gli venne in mente il ricordo della prima visita medica, quella di tre anni fa. La sua ragazza di allora, Michela, lo accompagnò da un amico “è uno specialista, non preoccuparti”, “ma io mi vergogno...non credo di farcela...”, lei si voltò emettendo un sibilo, gli strinse un avambraccio serrando la presa nel suo gesto caratteristico, una morsa rapidissima e altrettanto dolorosa, una cosa che spaccò in due il cuore di Efisio, procurandogli fastidio, Michela disse “ssschh...è per il nostro bene”. Esistono alcune donne che vengono attraversate da pensieri di eternità e immutevolezza dell'Essere, se il destino vi mette al loro fianco il vostro amore è Eterno, le modificazioni che il vostro corpo sarà destinato a subire nel corso della durata di questo amore sono Eterne, diventerete composti chimici fatti di elementi che nella tavola periodica sono classificati come Eternidi. Grazie a queste donne - Michela era una di loro - oppure per colpa loro, avete l'impressione di una vita decente che potrebbe protrarsi nel tempo, almeno così sembra, finché un giorno non vi lasciano perché hanno scoperto che c'è un'altra tela da imbrattare, ovvero un uomo che non andava bene così com'era e che poteva essere aggiustato. “Il compagno di Andrea aveva il tuo stesso problema,
ma sì hai capito, Andrea, quello che abbiamo incontrato domenica
scorsa alla Coin, anche lui, sì insomma, lì ho portati qui
tutti e due l'anno scorso, lui e il suo compagno”, è incredibile,
quello che faceva adesso con te, lo aveva fatto anche con i suoi
amici, ed è probabile che lo avesse fatto con tutti gli uomini
che avevano la fortuna (?) di diventare suoi intimi per più di
due mesi, per l'esattezza tu e Michela siete stati insieme otto mesi prima
che lei conoscesse Walter. 2. Adesso che tutto è passato ci pensi sorridendo
e apri la maniglia d'ingresso dell'albergo, ora che sei tornato al tuo
tempo parcellizzato e minuscolo, fatto di attimi discreti che si susseguono
tentoni, incespicando, cercando di restituire al mondo un'immagine di
te come studioso d'economia e scrittore, indagatore delle nuove forme
di sussistenza che la cultura può offrire ai morti di fame. “Ecco a lei”. Il receptionist ti consegna la piccola scatola da viaggio che utilizzi per trasportarla, in pelle morbida, sweet-years-for-you-yeah-babe. “Meno male, sa, non ci speravo proprio, a volte sono così sbadato”, i tuoi occhi non sanno dove devono guardare “non si preoccupi, può capitare a chiunque, e così che si dice, no?”. Già, si dice proprio così, vorrei vedere te al mio posto, tu che li guardi tutti e tutte, entrare ed uscire dalla tua vita giusto per il tempo in cui passi allo scanner la carta d'identità e consegni le chiavi di una stanza, sveglia in camera? Va bene. Faccio ritorno in stazione. Il treno parte tra venti minuti, faccio in tempo ad arrivare, prendere posto, carrozza 9, posto 77. Guardo in fondo al corridoio in entrambe le direzioni. Estraggo la scatolina dalla tasca. La apro. C'è ancora, c'è tutta. Posso dormire. § Una volta a casa è bene che tu faccia una doccia.
Anzi no, opti per un bagno rilassante nella vasca ricolma di acqua caldissima,
getti una pasticca effervescente, dammi un po' di vino con l'idrolitina,
vai in bagno prima ancora di fare il solito giro nelle stanze per controllare
che tutto sia a posto, che nessuno sia entrato in tua assenza scassinando
l'appartamento per rubare il tuo portatile di scorta, nessuno ha rubato
alcunché. Appoggi il trolley sul pavimento, nella stanza
all'ingresso, estrai l'astuccio di gomma, vai in camera da letto, ti spogli,
vedi il tuo corpo allo specchio, un metro e novanta, ottantuno chili.
Scegli una vestaglia da dentro l'armadio, la indossi, vai in sala, estrai
un dvd qualunque dalla tua aggiornatissima collezione di capolavori, ti
metti sul divano, accendi il televisore, sfiori il pulsante del telecomando,
lo sportello del lettore scivola all'esterno, inserisci un film, uno nuovo,
ti è arrivato la settimana scorsa da Milano, sciogli la cintura
della vestaglia, sei nudo, apri l'astuccio ed estrai la pompetta, infili
la cannula nel foro alla base, un lavoro perfetto, devi ammetterlo,
è l'unica cosa che ti viene in mente quando osservi la sua radice
e cominci a pompare. Sullo schermo c'è un uomo che sta penetrando
una donna da dietro. Quando eri ragazzo, alle scuole medie, un tuo compagno
si vantava di essere mancino, “me le faccio con la sinistra”,
lo chiamavate Tufarello. Da due anni in qua utilizzi la mano
destra per azionare la pompetta che ti permette di avere un'erezione soddisfacente. 3. “Hai visto, non da fastidio, va beh, forse
all'inizio ti devi abituare un poco all'idea, basta essere aperti di mente”.
Il cosiddetto fastidio era tutto nella mia testa, davvero. All'inizio
l'idea di farmi aprire il tronco in due mi dava alla testa, il chirurgo
amico di Michela mi avrebbe sistemato due serbatoi proprio al suo interno,
in seguito li avrei riempiti di un liquido speciale grazie ad
una pompetta, ogni volta che dovevo procurarmi un'erezione, nelle stasi
del desiderio. Nei miei corpi cavernosi sarebbero stati inseriti due microcilindri
che si sarebbero riempiti di questo liquido. Il modello che avevo scelto
io era il più costoso di tutti, poteva essere azionato dall'esterno
senza troppe modifiche, lo avevo acquistato in Giappone, un modello digitale,
il suo cuore montava lo stesso kernel di Linux, poteva essere
regolato, emetteva un sibilo elettronico quando le dimensioni raggiungevano
una soglia critica e, soprattutto, non entrava in conflitto con il mio
Motorola, il che voleva dire che potevo continuare a metterlo nella tasca
senza problemi. “Devi fare sempre di testa tua, secondo me sei
matto”. Al modello base avevo fatto aggiungere una piccola
pompa, per aumentare le dimensioni oltre ogni regolazione digitale. § Sei te. Sei il tuo telefono cellulare. Sei la tua integrazione. Sei il tuo sistema filosofico. Sei l'economia mondiale che si estroflette in direzioni inimmaginabili. Sei la tua giacca. Sei l'attesa. Sei ogni singolo comma di ogni singolo decreto legge di ogni singola legge finanziaria che viene emanata da ogni governo. Sei il tasto invio di una tastiera ineffabile. Come tutti, sei programmato per terminarti. Sei la protesi che ti permette di avere un rapporto sessuale decente. Sei il CEO del tuo cervello che si licenzia da te senza pretendere nulla. Sei strano, oggi. Sei strano oggi, hai voglia di prendere una boccata d'aria.
Sei uscito dal vagone della metropolitana senza guardare nemmeno il nome
della fermata. Chi era quel cretino che leggeva e rideva vicino a te,
come si intitolava l'opuscolo che stringeva tra le mani, Protesi? Sei
paranoico, leggi dovunque i segni della tua insoddisfazione. Sei su una
panchina del parco. Sei solo. Sei seduto. Abbandoni l'astuccio
sulla panchina, ti alzi dopo dieci minuti passati a pensare, seduto, ha
deciso di bere un caffè. Ti alzi. E' come se in questo momento
tu stessi lasciando Michela, che ti ha lasciato da qualche mese e adesso
è seduta con Walter nella sala di attesa di un andrologo, “Ma
non ti ha mai sfiorato l'idea che forse i tuoi desideri sono eccessivi?”,
“Ssschh...è per il nostro bene...” |
||
indietro musicaos |